“Io sono speciale”. Quando il diritto di esistere viene negato.

Ognuno di noi racconta inconsapevolmente la sua storia anche attraverso il suo corpo.

Il nostro carattere infatti, che ci distingue dagli altri e ci caratterizza, è dato non soltanto dall’insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti, abituali ed automatici, con cui affrontiamo la vita, ma comprende anche la struttura corporea e posturale di una persona (leggi anche Questione di Carattere).

In Analisi Bioenergetica si distinguono cinque bisogni primari fondamentali che si susseguono nella prima infanzia e che sono alla base dello sviluppo del nostro carattere.

La frustrazione di uno di questi bisogni strutturerà un determinato tipo di carattere in termini non soltanto psicologici, ma anche muscolari e posturali.

A partire dalla prima infanzia, per difenderci dal dolore della frustrazione, inneschiamo delle modalità difensive a livello emotivo le quali si esprimono attraverso il corpo sotto forma di tensioni croniche di cui siamo inconsapevoli.

Ogni tipo di carattere possiede quindi uno specifico schema di difesa sia a livello psicologico che corporeo, anche in termini espressivi e di movimento.

Non esistono in natura caratteri puri: gli individui mostrano una combinazione variabile di alcuni o tutti gli schemi difensivi. 

La frustrazione di uno dei cinque diritti fondamentali induce il bambino a creare una realtà illusoria diversa per ogni tipologia caratteriale.

Il diritto negato alla base del primo carattere, definito da Lowen “schizoide”, è quello di “esistere”. Il bambino è frustrato cioè nel suo diritto all’esistenza.

Si tratta di un bambino che nel suo primo anno di vita non ha vissuto pienamente e soddisfacentemente l’esperienza di essere riconosciuto come individuo. Gli sono mancati  una comunicazione affettiva ricca e calda di sentimenti e il contatto continuativo, accogliente e rassicurante con le figure di riferimento.

Il bambino ad esempio cerca gli occhi della mamma, ma lei non lo guarda o lo guarda di sfuggita oppure è distratta. Gli parla con parole d’amore, ma in modo distaccato, allora lui si confonde.

Data l’incompletezza di queste esperienze il piccolo non riesce ad sentirsi vivo, riconosciuto, ad identificarsi con il suo mondo circostante. Manca appunto l’esperienza del sentirsi “esistere” che comporterà una depressione energetica e una limitazione della gamma espressivo-emotiva.

Al bambino non resta che negare il corpo e le sue sensazioni-emozioni, irrigidendolo. Sposta tutto nella mente dove costruisce un mondo fantastico, tutto suo, in cui si sente speciale.

La risposta illusoria con cui crescerà per far fronte al dolore di questa frustrazione sarà appunto “io sono speciale”, “io sono la mia mente”.

Un suo comportamento tipico sarà quello di rifiutare l’altro prima di rischiare di essere lui stesso rifiutato. E’ quel tipo di persona che inconsapevolmente si nasconde dietro espressioni del tipo  “non ho bisogno di nessuno, posso/devo fare da solo”.

Ha grosse difficoltà a entrare in contatto con le proprie emozioni e dunque con quelle degli altri.

Le conseguenze saranno uno scarso senso di sé, una difficoltà a stabilire i confini con l’altro, una tendenza alla paranoia e quindi alla percezione dell’altro come minaccioso.

A livello corporeo appare con un viso spento, con occhi sfuggenti, privi di emozioni, che esprimono lontananza, assenza di contatto e sfiducia dell’altro. La testa è reclinata come a esprimere impotenza, le braccia sembrano ciondolare lungo il corpo e le estremità sono generalmente fredde e contratte.

Il corpo nel suo insieme appare disarmonico, sconnesso con movimenti meccanici e giunture fragili a causa dell’eccessiva tensione per “stare su”.

Dott.ssa Eleonora Cittadino, Psicologa

Ordine Psicologi Toscana n. 7506

Allieva dell’Istituto Psicoumanitas Pistoia | Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad approccio Umanistico e Bioenergetico

338 4251947 – eleonora.cittadino@tin.it


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