“Non sopprimete la rabbia, ma non agite mai sotto il suo impulso”

Di tutti gli stati d’animo, la collera è la più difficile da controllare ed anche la più seduttiva e persuasiva. Ha effetti energizzanti sulle persone per lo stato di attivazione che comporta. Ciò che la alimenta è il continuo rimuginio di pensieri risentiti, rimuginio che può anche essere un modo per disinnescarla se ci si sforza però di considerare le cose da una prospettiva diversa.

Perché tanta rabbia e come posso “tenerla a bada”..?

Le sue radici fisiologiche affondano nella reazione di attacco/fuga come conseguenza della sensazione di trovarsi in pericolo. Pericolo che non necessariamente deriva da una minaccia fisica quanto piuttosto, ad esempio, da una minaccia all’autostima o alla dignità della persona come quando viene umiliata o vede frustrati i tentativi di raggiungere degli obiettivi prefissati.

Da questa percezione di pericolo si scatena una tempesta nel sistema limbico dove, da una parte vengono rilasciate le catecolamine responsabili dell’onda di energia che travolge la persona ed ha breve durata, dall’altra si genera un eccitamento corticosurrenale generalizzato, guidato dall’amigdala e mediato dalle ghiandole surrenali, che invece dura molto più a lungo tanto da mantenere il cervello per ore o addirittura per giorni in uno stato di attivazione.

Questo spiega perché soggetti già irritati siano più suscettibili alla collera. Gli stress, di qualunque tipo, danno luogo ad uno stato di attivazione corticosurrenale generale che abbassa la soglia di innesco della rabbia.

Dagli studi di Zillmann è emerso che quando un soggetto si trova già in uno stato di tensione e qualcosa interviene scatenando un sequestro emotivo, l’emozione che ne segue è di particolare intensità. Questo spiega perché una persona arriva ad infuriarsi tanto da non sentir ragioni: pensieri e percezioni si susseguono in un escalation stimolando il rilascio delle catecolamine e autoalimentando così la collera. A questo punto essendo la parte cognitiva messa a tacere, è facile che il soggetto ricorra all’aggressività ovvero alle risposte più primitive a causa degli impulsi provenienti dal sistema limbico.

Mentre l’amigdala è la fonte della rabbia improvvisa, la neocorteccia invece è la fonte di un tipo di rabbia più calcolata, come il senso di offesa difronte ad un atto sleale o ad un’ingiustizia oppure la vendetta a sangue freddo. Il primo tipo, in genere, non ha buone ragioni a supporto, il secondo invece è più probabile che ne abbia una.

Secondo Zillmann è possibile intervenire sulla rabbia per disinnescarla in due modi: Il primo è quello di mettere in discussione i pensieri che la alimentano con tempestività. Quanto prima si interviene sul ciclo della rabbia, tanto più il risultato sarà efficace. Comprendere la situazione aiuta a fermare la collera tanto da trasformala ad esempio in compassione: se conosco i motivi per cui una persona mi sta suscitando rabbia è probabile che non la agisca, ma che anzi la trasformi in un altro tipo di emozione. Le informazioni dunque permettono una rivalutazione degli eventi.

Sempre Zillmann ha però sottolineato che questo tipo di informazioni sono efficaci solo quando la rabbia è ad un livello moderato: quando l’emozione è sequestrante, dunque è molto intensa, e quindi la parte razionale non è accessibile, le informazioni non vengono prese in considerazione e talvolta liquidate anche malamente.

Un secondo modo per interrompere la collera è quella di aspettare che i livelli di adrenalina si abbassino, magari allontanandosi da situazioni che possono stimolare la rabbia ovvero distraendosi in maniera tale da interrompere la sequenza di pensieri ostili.

Tra le strategie individuate da Tice c’è quella di restare soli oppure scaricarsi attraverso l’attività fisica ed ancora attraverso tecniche di rilassamento e di respirazione che aiutano ad abbassare il livello di attivazione dell’organismo. Un altro modo può essere quello di concedersi delle gratificazioni.

Williams raccomanda invece di affidarsi all’autoconsapevolezza mettendo per iscritto i pensieri ostili così da poterli mettere in discussione. Come sottolineato da Zillmann però, questo tipo di strategia funziona quando la rabbia non è a livelli eccessivi.

Un’ulteriore strategia utilizzata per dissipare la rabbia è quella del dargli libero sfogo in termini assertivi, quindi non aggredendo l’altro ovviamente. Tice ha però constatato che in realtà sfogare la propria rabbia nei confronti della persona che l’ha provocata non fa altro che prolungare lo stato d’animo negativo anziché dissolverlo. Piuttosto è più efficace prima lasciar raffreddare l’emozione e solo successivamente confrontarsi con l’altro.

Non sopprimete la rabbia, ma non agite mai sotto il suo impulso

Chogyam Trungpa, maestro tibetano

 

Dott.ssa Eleonora Cittadino, Psicologa
338 4251947  – eleonora.cittadino@tin.it

Ordine Psicologi Toscana n. 7506

Allieva dell’Istituto Psicoumanitas Pistoia | Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad approccio Umanistico e Bioenergetico

(Estratto dalla Tesina del Primo Anno di Corso di Specializzazione)


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(Immagine dal Web)

 

 

 

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