A tutti sarà capitato di dire o sentir dire che le persone imparano dall’esperienza. In generale è così, ma questa regola non sempre è vera.
Ci sono persone che ripetono costantemente lo stesso comportamento distruttivo.
Ad esempio ci sono uomini che si trovano ad aiutare sempre gli altri. All’inizio, quando qualcuno si rivolge a loro chiedendo aiuto sono entusiasti, salvo poi però sentirsi sfruttati e persino offesi perché pensano che i loro sforzi non vengono apprezzati.
A questo punto si ribellano decidendo di essere meno disponibili in futuro e più critici verso coloro che hanno bisogno di loro.
Il punto è che quando vedono qualcuno in difficoltà si offrono, spesso anche prima che l’aiuto gli venga chiesto, pensando che “stavolta sarà diverso” mentre la storia non fa che ripetersi.
Lo stesso si può dire di quelle donne che assumono un ruolo materno nei rapporti con gli uomini. Questo tipo di comportamento fa regredire l’uomo e impedisce alla donna di realizzare la propria sessualità.
Di conseguenza non le resta che porre fine alla relazione sentendosi sfruttata e ingannata e rimproverando all’uomo di turno la sua immaturità e debolezza che hanno portato al fallimento del rapporto.
Si ripromette che non succederà più e che sceglierà un uomo che stia in piedi da solo e che non ha bisogno di essere protetto. E invece tutto accadrà di nuovo come se il destino o una qualche forza sconosciuta la conduca verso quelle situazioni che cerca di evitare ovvero fare da madre al proprio compagno.
In entrambe i casi c’è un conflitto inconscio che resta latente, oscuro alla coscienza. Nel primo caso una parte della persona vuole offrire aiuto, un’altra invece non lo vuole. Se l’uomo da aiuto si sente risentito, se non lo da si sente in colpa.
Nel secondo caso il conflitto è tra il desiderio e la paura di una relazione sana e soddisfacente: facendo da mamma al compagno cerca di vincere l’angoscia sessuale e nega la sua paura di abbandonarsi ad un uomo, sentendosi necessaria e superiore.
Un altro esempio è quello delle donne che hanno difficoltà a stabilire dei rapporti con un uomo: quando incontrano qualcuno che le attrae, diventano ipercritiche e trovano difetti e debolezze che giustificano il loro rifiuto.
Dal momento che nessuno è perfetto, questo atteggiamento non consente di avere alcuna relazione. Nonostante ci sia un forte desiderio queste donne non riescono a cambiare questo comportamento di cui comunque sono consapevoli.
Il loro atteggiamento ipercritico è una difesa contro il pericolo di essere esse stesse a subire un rifiuto, pertanto giocano d’anticipo rifiutando per prime l’altro, anche se sanno che ciò non sarà loro granché d’aiuto: poiché non riescono a sopportare sentimenti dolorosi non possono che fuggire dagli uomini che le attraggono.
Per capire perché questi comportamenti si sono strutturati bisogna fare un passo indietro nel tempo la dove certi avvenimenti hanno dato origine a quelle situazioni.
In tutti e tre i casi c’è una diversa negazione che alimenta il conflitto: l’uomo che sente di dover aiutare gli altri nega il risentimento, la donna materna nega paura del sesso, dell’abbandonarsi completamente ad un uomo, mentre la donna ipercritica nega l’incapacità di amare.
Dott.ssa Eleonora Cittadino, Psicologa
338 4251947 – eleonora.cittadino@tin.it
Ordine Psicologi Toscana n. 7506
Allieva dell’Istituto Psicoumanitas Pistoia | Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad approccio Umanistico e Bioenergetico
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